È una Napoli povera e segnata dalla guerra quella che ci narra Viola Ardone nel suo più recente romanzo di successo, “Il treno dei bambini“, pubblicato da Einaudi nel 2019.
È il 1946 quando il Partito Comunista istituisce il “treno della felicità”: un treno speciale che permetterà a molti genitori di garantire una vita migliore ai propri figli.
Questi ultimi partiranno alla volta del Nord e Centro Italia, dove famiglie più abbienti potranno accudirli e garantirgli un’adeguata istruzione.
A bordo di quei vagoni c’è anche il piccolo e vivace Amerigo Speranza. Insieme ai suoi due migliori amici, e ad altre migliaia di bambini, Amerigo arriverà in Emilia Romagna, dove troverà una splendida famiglia che lo accoglierà come un figlio.
Nei primi tre quarti del libro, la vicenda è narrata dal piccolo protagonista, che descrive tutto con gli occhi di bambino e il piglio dei suoi 7 anni.
La prima parte della storia si dipana dal 1946 agli anni ‘60 e molti sono gli eventi che si susseguono: Amerigo trascorre parecchio tempo con la sua nuova famiglia e impara moltissime cose nuove, tra cui suonare il violino, uno strumento che lo ha sempre affascinato.
Ritornerà poi a Napoli, ma nulla sarà più come prima. Nonostante nutra molto affetto per sua mamma Antonietta, quella città inizia ad andargli stretta.
La scomparsa del suo amato strumento musicale è la goccia che fa traboccare il vaso: Amerigo decide di lasciare Napoli e rifugiarsi altrove. A questo punto, l’autrice fa un balzo in avanti portandoci direttamente negli anni ‘90: Amerigo, ormai cinquantenne, è un famoso musicista sempre in giro per il mondo. Non ha mai più fatto ritorno nella sua città natale, ma l’improvvisa scomparsa della madre lo riporterà proprio lì, in quella Napoli che tanto ha amato e odiato al tempo stesso.
In quest’ultima parte del romanzo, l’Amerigo adulto narra la vicenda con toni molto crepuscolari. Ricorda sua mamma, donna di poche parole, di quando era solo un bambino e vivevano l’una per l’altro. Si rammarica di non essere più tornato, di non essere mai più andato a trovarla, ma allo stesso tempo nutre sentimenti di distacco per quella città. È una Napoli che non gli appartiene più, nella quale non si ritrova.
Un viaggio geografico e interiore
“Il treno dei bambini” è un romanzo che mi ha piacevolmente colpito. Un pezzo di storia italiana poco conosciuta, narrato con estrema dolcezza. Amerigo è uno di quei personaggi a cui è impossibile non affezionarsi, la sua tenerezza e naturalezza rimarranno a lungo impresse nel vostro cuore. L’autrice Viola Ardone, prendendo spunto da vicende realmente accadute e personaggi realmente esistiti, costruisce una storia tenera e commovente, piena di amore e di speranza, che però mette anche in risalto gli orrori e la miseria derivanti dalla guerra: un’Italia profondamente divisa tra Meridione e Settentrione.
La prima parte del romanzo mi ha anche divertita, leggere frasi ricche di espressioni dialettali mi ha più volte strappato un sorriso. Lo stile della narrazione è talmente vivido e naturale che sembra proprio di poterseli figurare, i personaggi, di percepire la vita tra i vicoli di Napoli.
La seconda parte è invece più struggente, si percepisce la maturità e la consapevolezza del protagonista, il suo distacco e i suoi sensi di colpa. La narrazione allora si fa malinconica e commovente al tempo stesso.
Uno dei temi centrali del romanzo è sicuramente la separazione e il distacco tra genitori e figli. Inizialmente anche Amerigo ne rimane spiazzato, ha paura persino di dimenticarsi della sua mamma. «È che tengo paura che mia mamma alla fine non mi mancherà più», confessa a un certo punto Amerigo. Ma, come viene espresso anche nel libro, spesso ci ama di più chi ci lascia andare che coloro che ci trattengono.
Penso di poter affermare che sia uno dei più importanti e bei romanzi che abbia letto finora. Uno di quei libri che può essere apprezzato tanto dagli adulti quanto dai ragazzi. Quindi, se non lo hai ancora letto, corri subito ai ripari!
Chi è Viola Ardone
Viola Ardone nasce a Napoli nel 1974. Laureata in Lettere, ha lavorato per alcuni anni nell’editoria e attualmente insegna latino e italiano nei licei. Fra i suoi romanzi più famosi ricordiamo: “La ricetta del cuore in subbuglio” (2013) e “Una rivoluzione sentimentale” (2016).
Viola ha iniziato a scrivere molto presto, quando aveva solo 7 anni: “Ero in seconda elementare, insieme alla mia compagna di banco Manuela scrivevamo ogni giorno ‘Il viaggio’. Era una storia di due bambine che decidevano di fuggire, facevano le valigie, abbandonavano le loro famiglie, andavano all’avventura. Per me era importante, necessario scrivere delle storie. Mi emozionò e mi esaltò l’idea di aver portato a termine una grande storia. Ho continuato a scrivere in ogni momento della mia vita, compreso quando frequentavo l’università, Lettere alla Federico II, e incontrai un faro, un vero punto di riferimento”.
“Il treno dei bambini” era già un successo ancor prima di essere pubblicato. Molte case editrici se lo sono conteso, ma alla fine la sfida è stata vinta da Einaudi. Il romanzo è stato il caso editoriale italiano dell’ultima Fiera di Francoforte ed è in corso di traduzione in 25 lingue!