“Magnificat” è il romanzo d’esordio della giovane scrittrice Sonia Aggio, pubblicato dalla casa editrice Fazi nel settembre del 2022.
Un romanzo a cui ho “girato” intorno per un sacco di tempo e che finalmente ha trovato il suo momento. Ispirandosi a fatti realmente accaduti, e a lei particolarmente cari, la Aggio tesse una trama dai risvolti cupi e drammatici, creando nel lettore un crescente senso di tensione che lo accompagna fino allo sconvolgente epilogo finale.
Due cugine e un terribile segreto
Siamo nel 1951 e in un isolato casolare del Polesine, nella provincia di Rovigo, vivono le giovani Nilde e Norma, due cugine cresciute come sorelle dopo che i bombardamenti del 1944 le hanno rese orfane di entrambi i genitori.
A unirle è un legame profondo, quasi simbiotico, nonostante le personalità molto diverse: timorosa e riservata la prima, più impavida e avventurosa la seconda.
Tutto sembra procedere sempre uguale nella loro casa immersa nella campagna veneta, fino a quando un evento inatteso sconvolge il loro equilibrio: un giorno Norma si presenta tutta sporca e con le ginocchia sbucciate, dice di essere caduta dalla bicicletta ma la cugina non le crede fino in fondo. Da quell’episodio infatti Norma inizia a comportarsi in modo molto strano: fugge improvvisamente senza dire una parola, torna a casa piena di lividi e graffi e inizia ad avere atteggiamenti violenti anche nei confronti di Nilde. Lei che è sempre stata bella come la Madonna del Magnificat, che le loro madri tanto adoravano, ora è diventata selvaggia e selvatica, quasi irriconoscibile.
Ma cosa è successo davvero quel giorno lungo l’argine del fiume? Perché improvvisamente Norma si trincera dietro un muro di silenzi? Il legame tra le due cugine viene così messo a dura prova proprio mentre, dopo giorni di pioggia incessante, gli argini del Po sembrano doversi rompere da un momento all’altro: quel fiume che rende la terra fertile, si rivelerà più insidioso di quanto Nilde possa mai immaginare.
Un romanzo visionario e perturbante
Traendo spunto da un evento reale, la terribile alluvione che nel novembre del 1951 devastò gran parte del territorio della provincia di Rovigo e parte di quello della provincia di Venezia causando numerosi morti, Sonia Aggio costruisce un romanzo originale, visionario e perturbante, dalle tinte gotiche. Una storia che scandaglia i segreti della natura e dell’animo umano, mettendoli in stretta connessione.
“Magnificat” si divide principalmente in due parti: nella prima seguiamo la vicenda dal punto di vista di Nilde e percepiamo chiaramente tutta la sua apprensione e il suo timore nei confronti della cugina e successivamente di ciò che accade intorno alla sua casa. Nella seconda, invece, è Norma a raccontare come si sono svolti i fatti ed è lì che comprendiamo finalmente la sua vera natura e quale sia il suo segreto inconfessabile, che è insieme privilegio e condanna. Norma soffre enormemente nel vedere Nilde stare male, ma non può farne a meno se vuole proteggerla.
Lo stile di scrittura della Aggio cattura e trascina, come un fiume in piena, fino al drammatico epilogo. Arrivati all’ultima pagina ci si sente frastornati e storditi da ciò che è accaduto e si rimane quasi increduli. Nonostante i toni cupi, durante la lettura si è profondamente coinvolti e si percepiscono nettamente tutte le sensazioni delle protagoniste, così come appaiono vividi tutti gli elementi della natura in cui sono immerse. Quando arriva l’alluvione, sembra davvero di trovarsi lì, insieme a loro, con l’acqua che invade tutto ciò che trova sul suo cammino.
Nonostante io sia un’appassionata di romanzi gotici e perturbanti, non sono riuscita ad apprezzare fino in fondo questo esordio. Riconosco sicuramente il notevole lavoro di ricerca e di attenzione ai dettagli impiegati dall’autrice – personalmente conoscevo poco o nulla del tragico evento che ha sconvolto il Polesine – ma purtroppo l’elemento soprannaturale non mi ha convinta del tutto.
Leggendo la trama del libro mai mi sarei aspettata che la storia potesse andare in quella direzione e ne sono quindi rimasta un po’ spiazzata. Questo è indubbiamente un mio limite, dato forse dalle aspettative diverse che avevo coltivato.
Consiglio comunque di dare una chance a questo libro a chi è un amante del genere e a chiunque voglia sperimentare la lettura di un romanzo senza dubbio originale, che mescola il tema dei legami familiari e quello del folklore, scritto da un’autrice molto promettente e matura per la sua giovane età.
L’autrice
Nata a Rovigo nel 1995, Sonia Aggio è laureata in Storia e lavora come bibliotecaria. Più volte i suoi scritti sono stati segnalati da giurie importanti come quelle del Premio Calvino e del Premio Campiello Giovani.
Tra il 2018 e il 2020 ha collaborato con il blog letterario “Il Rifugio dell’Ircocervo”. Nel tempo ha pubblicato diversi racconti apparsi su Lahar Magazine, L’Irrequieto, Narrandom e Altri Animali.
“Magnificat” è il suo romanzo d’esordio, uscito nel 2022 per Fazi editore. Con la stessa casa editrice nel 2024 ha pubblicato il suo secondo romanzo “Nella stanza dell’imperatore”.
Se sei curioso di sapere la ragione del titolo “Magnificat”, ti lascio qui la risposta che Sonia ha rilasciato in un’intervista: “Il titolo nasce da un dipinto minore di Sandro Botticelli, la Madonna del Magnificat, meno conosciuta rispetto ad altri quadri. Proprio mentre stavo abbozzando il mio romanzo, soprattutto il personaggio principale, mi ha colpito nel quadro di Botticelli un personaggio molto bello, con un vestito arancione, molto androgino, di cui non si sa molto, neanche se sia maschio o femmina. Mi ha ispirato il personaggio di Norma: bella, ma anche molto forte. Allora ho pensato di mettere al romanzo che stava nascendo un titolo-gioco, proprio Magnificat. Il titolo è rimasto in tutte le stesure, tanto che alla fine non sono riuscita a pensare un titolo alternativo, anche perché si è completamente fuso con il romanzo”.