Nicolò Govoni - Fortuna - Rizzoli

“Fortuna” di Nicolò Govoni: meglio essere liberi o al sicuro?

L’ultimo romanzo scritto dal giovane Nicolò Govoni, pubblicato da Rizzoli nell’ottobre del 2021, si intitola “Fortuna“. Un libro dal titolo semplice e conciso: una sola parola che può racchiudere in realtà molteplici significati. Non avevo mai letto nulla di questo autore, finora, e la trama di questo suo ultimo lavoro ha catturato la mia attenzione e suscitato la mia curiosità. 

“Fortuna” è un romanzo provocatorio e ambizioso, per certi aspetti forse un po’ troppo, ma con spunti di trama interessanti e, purtroppo, molto attuali. 

Truva, la Città della Speranza

Hans, Juju e Nonna sono in fuga da un’Europa devastata ormai da epidemie e guerre. Non c’è alcun legame di sangue tra loro ma, nella traversata, la disperazione è tale che decidono di unire le loro forze, come fossero una vera e propria famiglia. Ed è così che continuano a fingersi quando arrivano in Turchia, a Truva, la cosiddetta Città della Speranza. In realtà un enorme campo profughi, suddiviso in Rioni, in base alla nazionalità dei suoi abitanti, in cui a governare è una piattaforma online chiamata Fortuna. Ovunque campeggia uno slogan: “Questo è l’inizio della vita che meritate”.

Nicol Govoni - Fortuna - Rizzoli

A tutti i nuovi arrivati viene fornita una tenda e un dispositivo elettronico ma niente cibo, né vestiti, né soldi, quelli bisogna guadagnarseli. E come? Ognuno è l’artefice della propria fortuna e l’unico modo per sopravvivere è postare contenuti sui social e ottenere il maggior numero di like possibili, solo così si potrà ambire alla libertà e richiedere asilo politico in una delle due nazioni benefattrici: la Cina o gli Stati Uniti.

Quello che quindi sembrava essere un rifugio sicuro, si rivela in realtà un nuovo inferno e la povertà, la disperazione, il sopruso uniti al malcontento, covato da tutti gli abitanti di Truva, innescano il seme della rivolta. Saranno proprio Hans, Juju e Nonna a guidare la ribellione, riunendo tutti i Rioni per uno scopo comune.

Riusciranno i tre protagonisti a ottenere finalmente la tanto agognata libertà? E a quale prezzo

Una prigione dorata

Truva è una vera e propria prigione dorata. Una città che ha “salvato” molte persone, tra adulti e bambini, dalla tristezza e dalla paura della guerra, delle carestie, delle epidemie ma che allo stesso tempo le ha imprigionate in una gabbia dalla quale è impossibile uscire e nella quale bisogna lottare per sopravvivere. Una delle domande che spesso vengono poste nel romanzo è proprio questa: “è meglio essere liberi o è meglio essere al sicuro”? 

Una città che proclama l’uguaglianza, la sicurezza e la pace ma che poi in realtà si rivela l’esatto opposto. “La felicità è una scelta”, si sentono ripetere gli abitanti, alcuni dei quali finiscono per crederci davvero, ma siamo sicuri che sia veramente così? La prima a essere scettica è proprio Juju, che da subito percepisce l’orrore di quello che le sta capitando.

La felicità è una scelta. Certo, come no. Juju non era a Truva da tanto, ma aveva già sentito quella frase una dozzina di volte. Fortuna parlava e l’eco si spargeva ovunque. Com’era possibile che, in una città di tre milioni di anime, Juju si sentisse sola a pensare che loro, tutti loro, erano invece carne da macello?

Nicolò Govoni – Fortuna

Dentro di lei si nasconde un grande spirito da leader, ma dovrà prima imparare a credere in sé stessa e a lottare con tutte le sue forze, nella speranza di ritrovare un briciolo di umanità anche all’interno di quella oscura città. 

I tre protagonisti di questo romanzo sono forti e fragili al tempo stesso. Il piccolo Hans è coraggioso e intrepido ma è costretto a combattere con i fantasmi del suo passato e con un’oscura e ingombrante presenza che spesso incombe su di lui. Juju cova un profondo risentimento, è una giovane donna forte e intraprendente ma a volte, anche lei, è frenata e impaurita da quello che le accade intorno. E poi c’è Nonna, acida, cinica, fredda, disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole. Uno di quei personaggi che si odiano al primo istante, ma che poi in realtà si rivelerà forse la più umana di tutti. 

Nascere dalla parte “giusta” del mondo

Il romanzo si apre con questa frase: “sei nato dalla parte giusta del mondo. Questa è la tua più grande fortuna”. La storia di Juju, Hans e Nonna infatti non è la storia di chi ha avuto la buona sorte di nascere nella parte privilegiata del globo, ma potrebbe arrivarci, un giorno. È la storia di chi è costretto a fuggire dal proprio paese a causa di guerre e carestie, nella speranza di trovare un futuro migliore. Spesso, però, ciò che trovano queste persone non è quello che si erano immaginati. “Fortuna” è un romanzo più che mai attuale, raccontato in terza persona, che alterna elementi più realistici e veritieri ad altri decisamente più fantasiosi. Tratta diversi temi importanti quali la guerra, l’epidemia, il problema dell’immigrazione, la criminalità, la corruzione e la bramosia di like, ma lo fa con un linguaggio che cerca di avvicinarsi il più possibile a un pubblico giovane. 

In una recente intervista all’AGI, Govoni ha parlato proprio di questo suo intento: “La cosa che mi auguro di ottenere con questo libro è di arrivare alle generazioni più giovani. Il tema dei diritti umani coinvolge quasi sempre persone più adulte. Gli argomenti iniziano a interessare quando si è più grandi e questo lo capisco, si tratta di questioni pesanti. Non è colpa dei giovani, sia chiaro. Anche io anni fa, capivo poco della questione migranti e magari speravo che il tema mi venisse presentato usando il mio linguaggio. Ecco, io ho cercato di farlo con questo romanzo. I miei precedenti libri erano più autobiografici, stavolta ho voluto fare altro e puntare a usare il linguaggio che parlano soprattutto i giovani, attraverso personaggi reali”.

Ho apprezzato molto il modo in cui l’autore è riuscito a trattare tutti questi temi, cercando appunto di usare un linguaggio semplice e originale. Quella che mi ha entusiasmato meno è stata la parte in cui viene raccontata la rivolta che si innesca negli abitanti nei confronti di Truva e di Fortuna: l’ho trovata un po’ prolissa e a tratti noiosa, personalmente avrei preferito una narrazione più breve e concisa. 

Fortuna come Hunger Games?

In alcune parti, questo romanzo mi ha ricordato parecchio le dinamiche di “Hunger Games”, una celebre serie letteraria e cinematografica in cui un gruppo di persone è costretto a superare difficilissime prove pur di sopravvivere e vincere i giochi. 

Anche in “Fortuna” gli abitanti sono costretti a essere sempre attivi, a postare contenuti e ricevere il numero più alto di like possibili per poter ambire alla libertà e non finire nel rione degli emarginati, il cosiddetto Rione degli Altri. Qui parliamo di una dinamica malata e malsana, che vuole farci credere che tutto ciò che viene fatto, sia fatto per il bene della comunità. Lo scopo qui è quello di vincere gli Audentes, una parola di cui non viene mai spiegato bene il significato ma che intuiamo possa essere simile a un “gioco”, e di poter conquistare un posto migliore all’interno di una delle due nazioni benefattrici. 

Lo spunto è interessante e senza dubbio d’effetto, ma personalmente non amo molto il genere fantascientifico-distopico e quindi non ho potuto apprezzare particolarmente questa analogia. Posso dedurre che Govoni abbia voluto utilizzare questo espediente proprio per avvicinarsi a una fascia giovane di pubblico, un modo per poter riconoscere qualcosa che magari si è già letto e/o visto e partire da questo immaginario pre-esistente verso un obiettivo narrativo in particolare. 

Come accennato all’inizio, “Fortuna” è un libro ambizioso, gli argomenti trattati sono molti e forse troppi per essere narrati tutti insieme, ma riconosco la bravura di Nicolò nell’essere riuscito comunque a cucirli in un’unica trama, a discapito forse della lunghezza eccessiva dell’opera. “Fortuna” è un romanzo in grado di aprirci gli occhi su molti temi che consideriamo probabilmente molto distanti da noi e lo fa con un linguaggio scorrevole e mai pedante. Un romanzo che fa sicuramente riflettere, basato su esperienze vissute in prima persona dall’autore.

Juju, Hans e Nonna esistono davvero“, ha spiegato Govoni. “Juju nella realtà è una attivista dei diritti umani che è stata mia allieva in Grecia. Una ragazza straordinaria. Se si pensa che ha solo 16 anni, è veramente fantastica. Sono anni che combatte con le altre studentesse per organizzare proteste e manifestazioni a favore dell’istruzione. Hans, invece, è il bambino protagonista del libro ‘Se fosse tuo figlio’, quello che avrei voluto adottare. Nonna non è identificabile in una persona specifica ma è reale. Rappresenta quella parte di noi che vuole sopravvivere a tutti i costi ed è disposta a tutto, anche a commettere cattiverie e soprusi, a ingannare. Un personaggio che parte egoista ma che alla fine impara a voler bene agli altri, e a vedere la sopravvivenza come un qualcosa di non individuale ma come un processo comune. Tutti possiamo fare il percorso di Nonna e capire che si sopravvive uniti. È una figura imperfetta come lo siamo praticamente tutti ma alla fine capisce che nessuno può salvarsi da solo“.

L’autore

Classe 1993, il giovanissimo Nicolò Govoni è nato e cresciuto a Cremona. A soli vent’anni si è unito a una missione di volontariato in India, dove ha vissuto per quattro anni, studiando giornalismo. A venticinque anni, nel 2018, ha fondato “Still I Rise”, una organizzazione umanitaria che ha lo scopo di aprire scuole di riabilitazione e rieducazione per i bambini più vulnerabili, in fuga da guerre e carestie.

Nicol Govoni

Da quando ha iniziato questo percorso, non senza difficoltà, sono già diverse le scuole che è riuscito a creare, in particolare in Grecia, Siria e Kenya, zone in cui vi è la più alta percentuale di migranti al mondo. Spesso si è trovato di fronte a veri e propri lager moderni, baraccopoli gestite da persone senza scrupoli, in cui i rifugiati versavano in condizioni disastrose, senza cibo, né acqua, né vestiti e ha capito che qualcosa andava fatto, che non poteva restare semplicemente a guardare. 

A oggi, “Still I rise” opera in tre continenti e lavora all’apertura di due nuove scuole, una di emergenza e riabilitazione e una internazionale, nella Repubblica Democratica del Congo e in Colombia. È inoltre la prima organizzazione umanitaria al mondo a offrire gratuitamente il Baccalaureato Internazionale ai profughi, un percorso scolastico finora riservato all’elite, seguito soprattutto da ministri e capi di Stato. 

Nel 2020 Nicolò è stato nominato al Premio Nobel per la Pace e nel dicembre 2021 ha ricevuto il Premio CIDU per i diritti umani dal Ministero Italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Prima di “Fortuna” ha pubblicato altri due romanzi: “Bianco come Dio”, nel 2018 e “Se fosse tuo figlio”, nel 2019. Nel 2020 è uscito invece il suo libro fotografico “Attraverso i nostri occhi”. 

Attualmente vive e lavora a Nairobi, in Kenya.

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